sabato 9 novembre 2013

A Cuba tutti stanno bene, e tutti vogliono andarsene

Da qui sembra tutta un’altra città. Le case coloniali dai colori sgargianti fanno posto ai palazzi in stile sovietico. Il folclore delle vie del centro dell’Havana vieja e il suono della rumba sono spariti insieme alle teste bionde dei turisti tedeschi e alle cadillac sgarrupate. Non ci sono persone per strada, niente carretti con i cavalli o file interminabili per entrare in banca. Il taxi corre veloce lungo il Malencon che costeggia lo Stretto della Florida. Sui muri non ci sono nemmeno più gli slogan della rivoluzione o i manifesti con il faccione del Che che fuma il sigaro. Non ci sono più i venditori di mango e nessuno ti strattona per farti cenare nel suo ristorante. In questa zona, circolano solo macchine con la targa blu, statale. Tutto è pulito, non vola una mosca. Benvenuti a Playa, quartiere residenziale dell’Havana dove vivono i dirigenti pubblici, i funzionari, gli ambasciatori, i quadri del Partito comunista di Cuba e le forze armate della rivoluzione insieme ai loro figli, alle loro mogli, alle loro madri e sorelle.

L’appuntamento è fissato per le sette. Dopo cena, Anya e Layla mi accompagneranno all’aeroporto José Marti. Suono il campanello dell’appartamento del terzo piano. Il cognome è scritto a matita. Mi apre una bambina alta un metro che in mano tiene un mazzo di carte francesi. Sta giocando con le amiche seduta sul pavimento con le gambe incrociate senza scarpe. «Siediti», mi ordina. «Ma io veramente cerco Layla, c’è?», «Espera» mi dice mentre lancia uno sguardo severo e poi scappa di corsa dietro l’angolo. «Layla è in ritardo, aspettala qui». Da brava ubbidisco e mi appoggio su una poltrona ma vengo pizzicata alla testa da una foglia. Venti, forse trenta piante addobbano il salotto. Ogni casa cubana che si rispetti è piena di vasi e fiori. Arricchiscono la stanza e costano poco. In casa dei cubani poi c’è sempre un gran via vai di gente. Questa è la casa del padre di Layla, un ex militare delle forze armate rivoluzionarie morto qualche anno fa. Lei vive con Maciel, il suo compagno, con Anya la sua amica, con la madre, il nipote e la nipotina.
Intere generazioni dividono gli appartamenti perché a Cuba non esiste un mercato immobiliare dato che le case appartengono tutte allo Stato che le distribuisce. Una per famiglia. Non esiste un business degli affitti perché i costi sono proibitivi. Novanta dollari al mese è l’ottimo stipendio di Maciel ma un affitto ne costa sessanta. Quindi alla fine succede che figli, genitori, nonni e nipoti si ritrovino a dividere tutti gli stessi spazi. Qualcuno racconta che questo costituisce un problema per le giovani coppie che spesso divorziano perché non riescono a costruire una vita propria. Ma Layla e Maciel stanno ancora insieme. «Con mio padre - racconta - ho visto Fidel. Una volta sola però. Ero piccola. Ricordo questo omone circondato da gente vestita di verde».
Layla e Anya, le amiche, si sono conosciute sui banchi di scuola.All’inizio Non erano d’accordo su nulla. Ventinove anni, bionda, carnagione chiara e occhi blu, la prima è cresciuta a pane e rivoluzione. Le è sempre stato spiegato che «Fidel è uno bravo, che il socialismo ci salverà dal capitalismo». Parla italiano ma non è mai stata in Italia. L’ha imparato «sulle riviste e sui libri che i turisti lasciano qui e là e poi guardando la televisione». Mentre chiacchiera, Layla prepara banane fritte, porco al forno, riso con fagioli neri e taglia l’avocado. È tutta sudata perché fa un caldo terribile e non c’è il condizionatore. «Quelli li mettono solo negli alberghi per i turisti però Fidel ci ha ordinato di cambiare i frigoriferi e comprarli a risparmio energetico. Noi cubani moriamo di caldo ma almeno non inquiniamo». Stappa una bottiglia di Crystal, la birra cubana che ho portato per cena.
Intanto tiro fuori dalla borsa un libro. Lo porgo ad Anya che è appena arrivata. Un amico italiano mi ha pregata di consegnarglielo. Nelle biblioteche, a Cuba, è possibile consultare solo libri scelti dal regime. E quei testi che entrano di nascosto per posta vengono distrutti alla dogana affinché «nessuno possa imparare l’arte della critica». Anya ha 29 anni, i capelli corti neri, gli occhi vispi e la carnagione olivastra. I genitori vivono in campagna, ad ovest, a Pinar del Rio. Al contrario di Layla è da sempre una cattolica praticante, non è mai stata comunista e l’hanno battezzata di nascosto. Si muove con un sidecar prestato dallo Stato che dovrà riconsegnare quando avrà finito di lavorare. Fa l’informatica. I compagneros lo chiamano “lavoro volontario”. I tecnici la chiamano pianificazione.
Supponiamo che per l’anno in corso manchino 100 medici, 30 professori, 20 commercianti e 400 contadini. Lo stato indirizzerà gli studenti verso questi settori così da coprire i “buchi”. Anya capisce l’utilità ma non ci sta. «Perché nella vita voglio insegnare filosofia politica, così mi tarpano le ali». Anya e Layla sono amiche. Due dissidenti nel cuore del quartiere di Stato. Nel Movimento di Liberazione Cristiano hanno trovato il loro partito. E brucia nel profondo la recente morte di Oswaldo Payà, cattolico cubano morto accidentalmente – dicono – dopo essersi schiantato con la macchina contro un albero. Nel 1998, lanciò il progetto Varela: una petizione per reclamare maggiori libertà. Aderirono più di 25 mila cubani, il doppio del numero necessario per convertire il testo in legge. Tra questi c’erano anche le firme di Layla e Anya. Inutili perché il testo non è mai stato considerato. Grazie alla chiesa cattolica Anya ha studiato un anno a Firenze. E lì ha fatto grandi scorpacciate di libri e autori. Se li ricorda tutti i “non comunisti”, quelli che fanno filosofia ma non la pensano come Marx.
Dopo il dolce al limone, ripuliamo la tavola. Usciamo di casa e Layla mette la mia valigia nel cofano della sua Lada vecchia dal cui tubo di scappamento esce fumo nero come la pece. Ha la targa gialla, è un’auto privata ma sta sempre ferma. Saliamo in macchina. «Lo so che a voi italiani suona strano perché immagino ne avrete abbastanza del Vaticano. Da noi però la religione ha un altro valore. Non è solo liturgia, è una boccata d’aria. E poi è l’unico canale che abbiamo per andarcene perché indicono bandi e borse di studio per le università straniere».
Tutti hanno un lavoro a Cuba ma nessuno può fare carriera. Tutti hanno una casa a Cuba ma nessuno la possiede. Tutti hanno un tozzo di pane a Cuba ma se ne vuoi due non puoi comprarli perché non ti bastano i soldi. Nelle stanze degli oratori i giovani cubani parlano di questo. Hanno staccato dalle pareti la fotografia di Che Guevara e «mi chiedo» dice Maciel «com'è possibile che in Europa durante le manifestazioni per la pace si sventoli la bandiera con la sua faccia scordandosi che in mano Ernesto aveva il fucile e non il fazzoletto bianco». Fanno politica senza rischiare un’accusa per tradimento. Poi, clandestinamente, organizzano dibattiti con esponenti di altri partiti, di altri paesi. Proiettano film e ne parlano, accedono gratuitamente ad internet e leggono la Bbc.
Arriviamo all’aeroporto. Sono le 22,30. Anya mi bacia e mi porge un regalo. Pasta de guayaba, un frutto cubano. Stringe gli occhi per non piangere, perché chissà quando ci rivedremo. Dico a Layla e Maciel che sono benvenuti a casa mia quando vogliono ma mi accorgo di aver fatto una gaffe perché tanto non verranno mai.
Cuba non è cambiata per niente. Raul è succeduto a Fidel ma al di qua del gate il socialismo è sempre reale. È reale l’arretratezza. Sembra l’Italia degli anni ’50. Le donne vanno ancora a spasso con i bigodini fatti con i rotoli di carta igienica. Nelle farmacie, orgoglio della nazione, sugli scaffali ci sono ancora le ampolle riempite di liquidi fosforescenti come se stessero giocando al piccolo chimico. E poi, dalla porte semi chiuse delle case, si scorgono gli schermi dei televisori tutti accesi sullo stesso canale. L’uso del cellulare è stato autorizzato solo l’anno scorso quindi tutti corrono per ricaricarlo che se non lo fai dopo un mese ti scade la sim ma nessuno lo usa perché essendoci solo un operatore costa troppo.
A Cuba i disoccupati sono lavoratori “disponibili”, la pubblicità è propaganda. E poi per strada le donne ti fermano e ti chiedono le “cremite”: i campioncini che le occidentali ricevono gratuitamente nelle profumerie. Impazziscono per i profumini spray che fanno molto donna. Accanto ai contadini che ogni giorno “vendono” parte del loro prodotto allo Stato, unico compratore, e che tagliano le erbacce ancora con l’ascia, c’è il turismo. Che però fa bene solo a chi maneggia la moneta commerciale. A Cuba è in vigore il doppio regime monetario. Le banconote per i turisti valgono come l’euro. Quelle locali invece non valgono (quasi) niente. Per questo a Cuba sopravvive un’enorme economia sommersa, nera e parallela. Per questo a Cuba, anche chi ha una casa, un lavoro e una vita assicurata dalla mano dello Stato, alla fine tenta la fuga per mare.
Sono le 23. Mi metto in fila per il controllo al varco emigrazione. Due file più in là, un gruppo di sei forse sette figli della rivoluzione con la mano salutano qualcuno che ha appena lasciato il gruppo e sta per oltrepassare il varco. Salutano una giovane donna dalla pelle chiarissima e gli occhi azzurri che, davanti a me, stringe nella mano un passaporto francese. In braccio ha una bambina che a lei non assomiglia proprio. Ha gli occhi scuri, la pelle scura e il passaporto cubano. Assomiglia piuttosto al ragazzo che le accompagna. Un cubano dagli occhi azzurri anche lui che alla mano sinistra porta una fede, identica a quella portata dalla giovane francese. Sembrano sposati.
Un cubano con un’europea. Ce ne sono tantissimi. Forse per amoreforse perché è l’unico modo per scappare dal totalitarismo. Forse per entrambe le ragioni. Insieme i due innamorati quella bimba la stanno portando via mentre sorridente e inconsapevole con la manina saluta chi resta. C’è la nonna, forse qualche zia e chissà – nascosta – anche la vera mamma. Una cubana qualsiasi disposta a vedere sua figlia emigrare pur di salvarla.

 nno bene, e tutti vogliono andarsene

sabato 14 settembre 2013

Triste storia di una bella cubana...e di un porco italiano!

Mi devo sfogare...sono incaz.zato come una jena...e spero che scrivendo i miei pensieri mi calmerò un pò!

cominciamo dall'inizio...

Forse qualcuno di voi ricorderà che una ventina di giorni fa io ho esaminato alcune signorine allo scopo di assumerle come segretarie centraliniste nel call center della mia società!

Forse qualcuno di voi ricorderà che una delle ragazze (una mentecatta) mi ha fatto passare un brutto momento al commissariato per tutelarmi (cosa per altro non ancora conclusa)

Ebbene quel giorno (sfortunatamente il mio socio non c'era) oltre alla tipa dell'equivoco ebbi la ventura di esaminare anche una ragazza cubana (accompagnata dal fidanzato italiano)

Era una ragazza molto giovane e il fidanzato (classico e sgradevole 50enne separato) mi faceva da mezzo interprete anche se l'italiano parlato da quest'ultima era abbastanza buono!

Con l'occasione appresi che (come tanti italiani... kekka e salta docet) si erano conosciuti a seguito di una vacanza a cuba (sex tour ovviamente) e avevano intenzione di sposarsi a breve...quindi lei diventando cittadina italiana non avrebbe biù bisogno di permesso di soggiorno e altro...

Io mi permisi di far notare che per fare la centralinista bisognava parlare un italiano pressochè impeccabile...e qualche volta capire pure il veneto!

Lui si dichiarò disponibile a farle fare un corso avanzato di italiano e di farle fare un periodo di prova di 8 giorni...

Io gli risposi che ci avrei pensato e che gli avrei fatto sapere!

Ovviamente in cuor mio sapevo benissimo che sarebbe stato difficile che noi l'assumessimo anche per la difficoltà di metterla in regola viste le misere quote a disposizione in Italia per i cittadini cubani!

Dopo qualche giorno la chiamai e gli dissi che essendomi informato in questura non avrei avuto alta scelta che di riifiutare la sua collaborazione... però gli comunicai che avrei lasciando aperta la possibilità di ripensamento una volta sposata (e quindi con cittadinanza italiana acquisita per matrimonio)


Sembrava tutto finito li (come per tutte le altre ragazze visionate da me e dal mio socio)

Invece...COLPO DI SCENA!


Ieri sera suona il campanello dell'ufficio e mi si presenta davanti sta ragazza con uno zaino sulle spalle...e il viso sfatto dalle lacrime!

Insomma il B.ASTARDONE laido untuoso verme...dopo averle promesso mari e monti...dopo averle promesso di sposarla...dopo averle promesso una nuova vita in Italia...dopo aver approfittato di Lei in modi che nemmeno OSO immaginare l'ha buttata in strada in maglioncino (qui siamo a 3-4 gradi) con 5 euro in portafoglio...e un biglietto del treno per Milano (dove abita una sua amica)...gli ha sequestrato passaporto permesso di soggiorno...valigie...telefonino!


Insomma era DISPERATA...ha PIANTO per due ore...mi chiedeva che fare...

Io gli ho chiesto...ma perchè sei capitata qui...in fin dei conti hai fatto solo un colloquio di lavoro di 10 minuti...

Mi risponde che il mio ufficio è l'unico posto che si ricordavava...e che io ero l'unica persona che (oltre al turpe cinquantenne) che le avesse rivolto la parola da quando era in Italia (25 giorni)

Voi non sapete cosa è la DISPERAZIONE...ebbene io l'ho scoperto ieri...

Era arrivata al punto di chiedermi (a me perfetto sconosciuto) se poteva dormire sul pavimento dell'ufficio quella notte!!!!

A questo punto...con una certa gentilezza...cercai di calmarla e gli suggerii di rivolgersi alla polizia...

Ebbene cominciò a tremare come una foglia e cominciò a singhiozzare...la POLIZIA NO! ti prego...loro non mi crederanno e mi faranno...............................!

e che cazzz...Guarda tesoro che qui non siamo a CUBA qui siamo in Italia e la Polizia qui aiuta...non fa altre cose...

L'ho convinta...e l'ho accompagnata al commissariato...

Trovo il mio solito amico che mi guarda con un sorrisino e mi dice...Pulizie anche con questa? heheheeh...

Io con un espressione seria e compunta spiego il problema di questa povera ragazza...e subito torna serio anche il mio amico ispettore...

Cominciamo a fare telefonate a destra e a manca per rintracciare il "pappone" cinquantenne...e udite udite...il tipo mi telefona in ufficio prende il mio cellulare dalla segreteria telefonica e mi chiama metre ero al commissariato dicendomi se avevo visto la sua donna...
Dicendomi che era fuggita da casa...e che era sotto la sua responsabilità e che aveva già provveduto a denunciarla alla polizia...RESTO BASITO...sono davanti ad un ispettore di polizia che lo sta cercando...e sto tipo dice che è alla polizia!

Io faccio finta di nulla e gli dico per quale motivo la sua donna avrebbe dovuto rivolgersi a me...lui mi rispose che sta facendo il giro presso tutti quelli con i quali sono venuti a contatto in questo ultimo mese!

Dopo dieci minuti la mia segretaria (l'ho trovata) mi chiama e mi dice che due tipi sono piombati nel mio ufficio dicendo che cercavano una ragazza e si sono dichiarati della polizia...

Io ero sempre davanti ad un ispettore di polizia...

gli comunico tutto sto ben di Dio...e lui fa uscire un paio di volanti...becca i due sedicenti poliziotti che erano entrati nel mio ufficio appena giù delle scale (altri non erano che il turpe cinquantenne e il figlio) NB...il mio ufficio dista 80 mt dal commissariato hehehe...e li fa portare in centrale...

Non mi è dato sapere che cosa hanno fatto o che cosa si son detti fatto sta che hanno accompagnato la ragazza a casa del tipaccio che gli ha restituito tutti gli effetti personali e i documenti...e l'ha messa su un treno per Milano..destinazione casa della sua amica!

E' Finita così?....noooooo!!!!

Alle 23.00 di ieri sera la povera ragazza mi telefona...e mi dice cjhe la sua amica di Milano (amica della zia per inciso) NON la vuole e che lei è all'ospedale di Mestre (sala riservata ai barboni senzatetto)...

Io guardo mia moglie (che era informata di tutto)...e lei mi dice...potremmo anche ospitarla ma son sicuro che poi NON sarà per una notte....DISPIACE ma è meglio che se ne occupino le autorità!....saggia Moglie...che farei senza di lei!

Stamattina sono riuscito (assieme alla polizia) a trovarle un posto per qualche giorno presso il rifugio delle donne abbandonate di Mestre...e così almeno un tetto e un pasto caldo per qualche tempo l'avrà!

Poi il 13 di gennaio (quando gli scadrà visto e permesso di soggiorno) DOVRA' per forza tornare a CUBA...più povera di quando è partita...

Io chiedo domando e dico...è GIUSTO?...è giusto che sti disgraziati vadano a trombarsi le ventenni e poi le abbandonino senza un centesimo... d'inverno e in paese dove non conoscono NESSUNO!....

Se questa ragazzina trovava una persona senza scrupoli che fine faceva?

Il legislatore che fa?...se ne frega di queste cose?

L'italico maschio deve imperare all'estero?

Io metterei l'obbligo di mantenimento e di assistenza (nonchè di rimborso spese viaggio andata...e SOPRATUTTO RITORNO! a tutti quei galletti che si trombano ste ragazzine SOLO perchè sono disperate e alla FAME!)

Sono sommerso dal disgusto...e spero anche voi!

lunedì 9 settembre 2013

ASTON - UN IMBECILLE NEL SOLE

Autore: Curniciello

Date: 28/08/2013
Time: 12.22

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Il soggetto aveva aperto in italia un'attività aziendale nel settore dell'animazione e dell'intrattenimento, ovviamente senza successo,. Cominciata nell'autunno del 2007 l'attività ,esercitata in un modesto ed angusto esercizio,e rivelatasi un colossale fiasco, veniva mestamente dismessa dopo poco più di un anno a conferma del fatto che l'Aston riesce ad esprimere qualchecosa di sè solo in terra cubana, notoriamente alla portata di chiunque vi capiti con un pugno di danari in mano. E si badi:neanche l'Havana ma la triste Las Tunas, meta di scappati di casa e sfigatoni che in Italia non sarebbero capaci di conquistare una donna nemmeno a pagamento, Che il personaggio resti pure là a mietere successi con povere Criste senza arte nè parte......vederlo in Italia, con donne nostrane, quello sì sarebbe il vero spettacolo, lo show puro, addirittura superiore,per divertimento,a quello che cerca di proporre con animazioni indegne di essere chiamate tali.

ASTON - UN IMBECILLE NEL SOLE


Autore: centurione

Date: 24/08/2013
Time: 09.08

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Ho sempre considerato (e non sono il solo) Aston Villa come uno dei più risibili pagliacci nella storia dei forum cubani, un goffo narcisista ignorante nella sua esistenza sottotono ha bulicamente dato vita ad una serie di forum monotematici in materia cubana: la figa. Praticamente mal sopportato ovunque e letteralmente buttato fuori da ogni forum, alla fine questo essere davvero misero ha creato un blog dove, potendo filtrare tutti gli sfottò meritatissimi e le critiche giustissime che sempre seguivano alle sue indicibili fesserie, da sfogo alle sue lalriuscite masturbazioni mentali. Questo nanerottolo, perchè al contrario delle sue millantate attività atletiche è in realtà un ometto panciuto e flaccido di un metro e sessanta scarsi, con tanto di parrucchino biondo, ne ha sempre avuta una per tutti, considerandosi un eletto e non, a detta di chiunque, solo un esempio di miseria umana. Basta leggere il suo blog e avere chiara l'idea di come sia facile comprare una casa al mare a Gibara con 700 CUC, cosa che lui spergiura essere possibile o creare attività svariate quali palestre, cooperative, ecc. Profondi investimenti economici che lui finalmente ha potuto fare nell'unica maniera possibile: sposando una cubana. La cubana in questione, vecchia gloria santiaguera che ha in passato sposato un altro sventurato italiota ha portato in dote due pargoletti (ma il nostro eroe è convinto che sia uno solo ihihihih) oltre alla residenza permanente che permette al finto biondo di poter...intraprendere. Tralasciando il fatto che solo lui non sa (e sì che dovrebbe essere esperto) che per infilare le palle sotto una pressa non occorre accasarsi ma ci sono diverse altre strade, e che ogni genere di stronzata-inesattezza-millanteria la potete trovare leggendo il suo iper- famosissimo blog in pace, volevo oggi sottolineare la vera ultima sonora chicca-stronzata scritta da questo guru del nulla con un bel post intitolato: nascere cubani. Poichè per Aston vale il detto "pazienza se sei arrivato sul fondo, puoi sempre iniziare a scavare", ecco che lui, ventennale sostenitore della gloria della rivoluzione cubana (ma fintanto che poteva trombare con 5 cuc e sfruttare le case de renta) affermare in risposta alla critica di un vero compagno (che quantomeno si dichiara di essere ideologista) che........"Un conto e' fare una professione di fede, cosa semplice col culo al caldo, un'altro e' girare col prosciutto sugli occhi. Tu continui a vedere le cose da un'ottica ideologica, io vado sul pratico. E' bello sventolare la bandierina e girare con la maglietta del Che, ma aver vissuto nel periodo especial e tutto un altro discorso. Per me la Revolucion e' stata un bene, ma lo dico con la cara blanca e il dinero nel borsillo. Se fossi nato la' qualche dubbio ce l'avrei, questo perche' bisogna convivere con la realta' delle cose. Io non ho mai vissuto ne' vorro' mai vivere in uno stile di vita cubano. In case de renta o in qull'altra io sono uno yuma e continuo a vivere in quanto tale e col livello di vita non in linea con tutto cio' che mi capita accanto". Ahahahahahahaha roba da pazzi! Ha passato una vita intera a Las Tunas senza nemmeno vedere il mare solo per trombare delle poveracce costrette a sopportare la sua puzza proprio perchè la sua amata revolucion aveva ridotto il popolo alla fame e lui, col culo al caldo, a scrivere le sue stronzate ignobili e patetiche, praticamente un idiota alla Brandoni se non peggio, e adesso che fa? Ammette che col cazzo avrebbe voluto vivere da cubano? Eh no! Ma allora fai proprio schifo Aston, ma allora sei veramente un vero stronzo, tu che pontifichi sempre sugli italiani che vanno a Cuba dovresti avere l'amor proprio di infilare la faccia in una latrina e poi fare un bel respiro profondo, così da schiarirti le idee.

giovedì 8 agosto 2013

evasore-corruttore



Berlusconi, storia dell’evasore-corruttore da Craxi a Mills

Un impero fondato sui fondi neri: la carriera del Caimano che, dopo aver pagato politici, giudici e finanzieri, ha cambiato le leggi in suo favore

Secondo Angelo Panebianco, editorialista del Corriere (e non solo lui), la condanna definitiva di B. per frode fiscale non dipende dal fatto che B. è un frodatore fiscale, ma dallo “squilibrio di potenza fra magistrati e politica”. Perché in Italia la politica sarebbe “un potere debole e diviso” che non riesce a riformare il “potere molto più forte e unito” della magistratura. Solo separando le carriere, abolendo l’azione penale obbligatoria, trasformando il pm in “avvocato dell’accusa”, spogliando il Csm, cambiando la scuola e il reclutamento delle toghe e rimpolpando i poteri del governo nellaCostituzione si eviteranno sentenze come quella del 1° agosto. Forse Panebianco non sa che in tutte le democrazie del mondo, anche quelle che hanno da sempre nel loro ordinamento le riforme da lui auspicate, capita di continuo che uomini politici vengano condannati se frodano il fisco, con l’aggiunta che vengono pure arrestati e, un attimo prima, cacciati dalla vita politica. Ma soprattutto il nostro esperto di nonsisachè ignora la carriera criminale di B., che froda il fisco da quando aveva i calzoni corti. E se non fu scoperto all’epoca è perché con i fondi neri corrompeva politici, Guardia di Finanza e giudici che avrebbero potuto scoperchiare le sue frodi fin dagli anni 70. Chi conosce il curriculum del neo-pregiudicato non si stupisce per la condanna dell’altro giorno, ma per il fatto che un tale delinquente matricolato sia rimasto a piede libero fino a oggi.
La prima visita
Il 12 novembre 1979 una squadretta della Guardia di Finanza ispeziona l’Edilnord Centri Residenziali Sas che sta realizzando a Segrate la città-satellite di Milano2, sospettata di varieirregolarità tributarie. Nel cantiere, con alcuni operai, c’è un omino spelacchiato e imbrillantinato che si presenta come “semplice consulente” della società. È Silvio Berlusconi, il proprietario, iscritto da un anno alla loggia deviata P2. I finanzieri vogliono sapere perché abbia prestato fideiussioni personali in favore di Edilnord e Sogeat, società il cui capitale è ufficialmente controllato da misteriosi soci svizzeri. Ma lui fa lo gnorri e mette a verbale: “Ho svolto un ruolo molto importante nei confronti dell’Edilnord Centri Residenziali e della Società generale attrezzature Sas, perché entrambe mi hanno fin dall’inizio affidato l’incarico professionale della progettazione e della direzione del complesso residenziale Milano 2”.
Anziché ridergli in faccia e approfondire le indagini, il maggiore Massimo Maria Berruti che guida la squadra si beve tutto, chiude l’ispezione in meno di un mese, nonostante le anomalie finanziarie riscontrate e archivia tutto con una relazione rose e fiori. Poi, il 12 marzo 1980, si dimette dalle Fiamme Gialle. Per qualche mese lavora per l’avvocato d’affari Alessandro Carnelutti, titolare a Milano di un importante studio legale con sedi a New York e Londra, dove si appoggia all’avvocato inglese David Mackenzie Mills. Poi Berruti inizia a lavorare per il gruppo Fininvest, specializzandosi in operazioni finanziarie estere e in contratti per i calciatori stranieri del Milan. Gli altri due graduati che erano con lui nel blitz del ’79 sono il colonnello Salvatore Gallo e il capitanoAlberto Corrado. Il nome di Gallo verrà trovato nelle liste della loggia P2. Corrado verrà arrestato nel ’94 e poi condannato con Berruti per i depistaggi nell’inchiesta sulle mazzette Fininvest. Versate a chi? Alla Guardia di finanza, naturalmente. 
San Bettino vede e provvede
Nel 1980 Berlusconi rischia di ritrovarsi un’altra volta la Finanza in casa. Allarmatissimo, scrive una lettera all’amico Bettino Craxi, leader del Psi che sostiene il governo Cossiga: “Caro Bettino, come ti ho accennato verbalmente, Radio Fante ha annunciato che dopo la visita a Torino, Guffanti e Cabassi, la Polizia tributaria si interesserà a me… Ti ringrazio per quello che crederai sia giusto fare” (lettera pubblicata dal fotografo di Craxi, Umberto Cicconi, in Segreti e misfatti, Roma 2005). Che si sappia, anche quella volta le Fiamme Gialle si tengono alla larga dal Biscione. Che evidentemente ha sempre più cose da nascondere.
Giudici venduti e no
Il 24 maggio 1984 il vicecapo dell’Ufficio Istruzione di Roma, Renato Squillante, interroga B., assistito dall’avvocato Cesare Previti e imputato “ai sensi dell’articolo 1 della legge 15/12/69 n. 932” per interruzione di pubblico servizio a causa delle presunte antenne abusive sul Monte Cavo che interferiscono nelle frequenze radio della Protezione civile e dell’aeroporto di Fiumicino. Gli imputati sono un centinaio. Ma la posizione di B. viene subito archiviata il 20 luglio 1985, mentre altri 45 rimarranno sulla graticola fino al 1992 e se la caveranno solo grazie all’amnistia. Non potevano sapere che Squillante e Previti avevano conti comunicanti in Svizzera. Insomma, che il giudice romano era a libro paga della Fininvest. Il 16 ottobre 1984 i pretori di Torino, Pescara e Roma, Giuseppe Casalbore, Nicola Trifuoggi e Adriano Sansa, sequestrano gli impianti che consentono a Canale 5, Italia 1 e Rete 4 di trasmettere in contemporanea in tutt’Italia in spregio alla legge. Craxi neutralizza le ordinanze con due “decreti Berlusconi”.
Mills e la Fininvest occulta
Nel 1989 l’avvocato Mills, consulente Fininvest da alcuni anni, costituisce per conto del gruppo Berlusconi la All Iberian e decine di altre società offshore (la Kpmg, per conto della Procura di Milano, arriverà a contarne 64) domiciliate nelle isole del Canale (all’ombra di Sua Maestà britannica), nelle Isole Vergini e in altri paradisi fiscali. Ordine è partito dai responsabili della finanza estera del gruppo, Candia Camaggi e Giorgio Vanoni. Nasce così il “Comparto B” della Fininvest, “very discreet”, cioè occulto e in gran parte mai dichiarato nei bilanci consolidati, alimentato perlopiù dalla Silvio Berlusconi Finanziaria Sa (società lussemburghese regolarmente registrata a bilancio), ma anche da denaro proveniente dal Cavaliere in persona (in contanti, tramite “spalloni” che lo portano da Milano oltre il confine elvetico).
Sul conto svizzero di All Iberian, in soli sei anni, transitano in nero quasi mille miliardi di lire. Usati per operazioni riservate e inconfessabili, come confermeranno le sentenze definitive All Iberian, Mills e Mediaset. Anzitutto, B. versa 23 miliardi a Craxi tra il 1990 e il ’91. Gira soldi di nascosto ai suoi prestanome Renato Della Valle e Leo Kirch: non potendo, per la legge Mammì, detenere piú del 10% di Telepiú, B. finanzia occultamente le teste di legno che rilevano le sue quote eccedenti. Acquista per 456 miliardi il capitale di Telecinco, la tv spagnola, di cui per la legge antitrust di Madrid non potrebbe controllare più del 25%. Presta soldi a Giulio Margara, presidente di Auditel e direttore di Upa, l’associazione utenti pubblicitari. Gira 16 miliardi a Previti, in parte per pagarlo in nero in parte perché versi tangenti a giudici romani come Squillante e Vittorio Metta (autore della sentenza comprata che nel 1990 scippa la Mondadori a De Benedetti per regalarla alla Fininvest). Scala di nascosto i gruppi Rinascente, Standa e Mondadori in barba alla normativa Consob .
E soprattutto, tramite alcune offshore, intermedia l’acquisto di film dalle major di Hollywood, facendone lievitare i costi per 368 milioni di dollari e dunque abbattendo gli utili di Mediaset per tutti gli anni 90, consentendo al gruppo di pagare meno imposte e al beneficiario dei conti esterni, cioè a se stesso, di accumulare una fortuna extrabilancio ed esentasse. E cosí via. Resta pure il sospetto che parte del denaro di destinazione ignota sia servito a pagare i politici del pentapartito per la legge Mammì del 1990 sull’emittenza: quella che consente a B. di tenersi tutt’e tre le reti Fininvest in barba a qualunque minimo principio antitrust. Lo testimoniano i responsabili dellaFiduciaria Orefici, che aiuta il Cavaliere a foraggiare il conto All Iberian: il dirigente FininvestMario Moranzoni confidò loro che “i politici costano, c’è in ballo la Mammí”. Per le presunte tangenti Fininvest in cambio di quella legge, la magistratura romana indagherà Gianni Letta e Adriano Galliani, ma l’ufficio Gip guidato da Squillante negherà il loro arresto, e l’inchiesta finirà nel nulla.
Le Fiamme Sporche
Nel 1989 il responsabile servizi fiscali della Fininvest, Salvatore Sciascia, altro ex finanziere passato alla corte del Cavaliere, si libera di una verifica fiscale a Videotime (la società Fininvest che racchiude Canale5, Rete4 e Italia1) versando ai finanzieri una tangente di 100 milioni di lire. Lo stesso fa nel 1991 con 130 milioni scuciti per ammorbidire un’ispezione a Mondadori. E poi nel 1992 con altri 100 milioni per una visita delle Fiamme Gialle a Mediolanum. E ancora nel 1994 con 50 milioni perché i finanzieri chiudano un occhio, o possibilmente due, durante un blitz disposto dalla Procura di Roma e dal Garante per l’editoria sulla reale proprietà di Telepiù: che, se dovesse risultare ancora in mano a B. tramite i soliti prestanome (così com’è nella realtà), porterebbe all’immediata revoca delle concessioni per Canale5, Rete4 e Italia1. Ma anche quella volta i finanzieri corrotti se ne vanno con gli occhi bendati.
Nel ’94, appena un sottufficiale confessa a Di Pietro di aver ricevuto parte di una tangente Fininvest, esplode lo scandalo Fiamme Sporche, che in poche settimane porta all’arresto di un centinaio di finanzieri corrotti e all’incriminazione di oltre 500 imprenditori e manager corruttori (il Gotha dell’imprenditoria milanese). Confessano quasi tutti. Tranne uno: Silvio B., che non può ammettere nulla perché è appena divenuto presidente del Consiglio. Sciascia dice che ha fatto tutto per ordine di Paolo Berlusconi, Silvio non c’entra nulla. Intanto l’avvocato Berruti chiama l’ex collega Corrado (quello dell’ispezione del 1979), ormai in pensione, perché tappi la bocca sulle mazzette Fininvest il capobanda, colonnello Angelo Tanca. E così avviene. Quando il pool Mani Pulite ha pronta la richiesta di cattura per Sciascia e Paolo, il governo di Silvio vieta la manette per corruzione col decreto Biondi.
È il 14 luglio ’94. L’Italia si ribella, Bossi e Fini si defilano, B. è costretto a ritirare il decreto a furor di popolo, così finiscono dentro Sciascia, Paolo, Corrado e Berruti. Il quale, si scopre, prima di orchestrare il depistaggio è volato a Roma per incontrare il premier a Palazzo Chigi. La prova che ha fatto tutto Silvio, non Paolo. Di qui l’invito a comparire durante la conferenza Onu di Napoli e poi il processo. Primo grado: condannati Silvio e Sciascia, assolto Paolo. Appello: prescritto Silvio, condannato Sciascia. Cassazione: condannato Sciascia, assolto per insufficienza di prove Silvio, perché potrebbe essere stato Paolo, che però non può essere riprocessato una volta assolto. La prova contro Silvio potrebbe, anzi dovrebbe fornirla Mills, sentito come testimone al processo: purtroppo è stato corrotto con 600mila dollari e mente ai giudici, salvando il Cavaliere.
9 processi aboliti per legge
Ma le tangenti c’erano, e quello che il gruppo Berlusconi ha da nascondere alla Guardia di Finanza è più che evidente. Lo dimostra la miriade di processi nati da quei fondi neri negli anni 90, quando i giudici e i finanzieri corrotti iniziano a scarseggiare. Non potendoli neutralizzare a monte a suon di mazzette, B. li cancella a valle con una raffica di leggi ad personam: falso in bilancio, condoni fiscali ed ex Cirielli. Risultato: 2 processi fulminati perché il reato non c’è più, cancellato dall’imputato (All Iberian-2 e Sme-2) e 8 caduti in prescrizione. L’ultimo, per il semplice decorrere del tempo, sulla divulgazione dell’intercettazione della telefonata segreta e rubata tra Fassino e Consorte.
Gli altri 7: corruzione del giudice Metta per la sentenza Mondadori e caso All Iberian-1 per i 23 miliardi a Craxi (prescritti grazie alle attenuanti generiche); falsi in bilancio Fininvest anni 90; altrifalsi in bilancio per i 1550 miliardi di lire di fondi neri sottratti al consolidato col sistema All Iberian; fondi neri nel passaggio del calciatore Lentini dal Torino al Milancorruzione giudiziaria del teste Mills (prescritti grazie al-l’ex Cirielli); appropriazioni indebite e i falsi in bilancio e la gran parte delle frodi fiscali sui diritti Mediaset (prescritti grazie al combinato disposto della legge sul falso in bilancio e all’ex Cirielli). I reati superstiti, e cioè le frodi fiscali del 2002 e 2003, per un totale di 7 milioni di euro (su un totale di 360 milioni di dollari, ormai evaporati), sono miracolosamente giunti in Cassazione per la sentenza definitiva del 1° agosto prima della solita falcidie. Sarebbe questo il sintomo di una politica debole e di una giustizia forte? E che c’entra, con questa fogna, la politica?


giovedì 27 giugno 2013

L'elefante ex PCI.


Tutti Pescivendoli”.di Eva Macali ..
Il Foglio sparisce dalle mazzette. Protesta tra i pescivendoli


“E’ il giornale che preferiamo di gran lunga rispetto agli altri. Ci si incarta il pesce benissimo”, così racconta Mario Pastorino, titolare di una storica pescheria romana, che aggiunge: “non le nascondo che sono diversi i clienti che ci chiedono di incartare il pesce con le pagine del quotidiano Il Foglio. Alcuni ci chiedono addirittura di appallottolare la carta prima di usarla, per semplice divertimento”.
Una passeggiata a tappe tra i pescivendoli più rinomati della capitale conferma l’allarme giunto da Torino, Milano, Bologna: nelle pescherie si trova sempre meno il quotidiano prediletto trasversalmente da vongolari, proprietari di padelloni ma anche importatori ittici e pescatori veri e propri.
Il dato più drammatico però si registra a Roma, dove nella zona del centro storico le pescherie beneficiano da anni delle rimanenze delle mazzette parlamentari per confezionare il pesce venduto. Attenzione però, la mazzetta di cui si parla qui non è una tangente. Si tratta di una specie di “mazzo” di giornali selezionati per la rassegna stampa. Proprio nel quadrilatero dei Palazzi, infatti, l’uso delle ruvide pagine del Foglio è diventato una tradizione.
“Io lo chiedo esplicitamente, il Foglio, soprattutto per incartare il pesce azzurro. Alici, piccoli sgombri, non ha idea come rimangono bene” confida orgogliosamente la Sig.ra Zamboni del III Municipio “e mi fijo lo usa anche pe sgrassà a frittura. La carta è bella porosa”.
La preoccupazione serpeggia da settimane: non si trovano più copie del Foglio e i pescivendoli intendono fare chiarezza sulla questione. Il quotidiano è sempre stato difficile da reperire, ora è diventato introvabile. Una delle titolari di una nota pescheria di via Garibaldi, a Milano, preferisce mantenere l’anonimato ma ci tiene a sottolineare: “agli altri giornali, a fine giornata, un’occhiata ci piace dargliela. Con il Foglio invece andiamo sul sicuro: carta resistente e impaginazione regolare. Perfetto per misurare le quantità”.
Una possibile spiegazione viene da un informatore interno a Montecitorio: “la crisi morde dottò. Er Fojio a sera rimane intonzo e a gente se fa furba. Ce so poche copie e vanno a ruba. Dicono che per lucidare i vetri, soprattutto quando si puliscono controluce, è meglio del pannetto di daino”.
Dalla redazione del quotidiano diretto da Giuliano Ferrara un inspiegabile silenzio. Anche se indiscrezioni rivelano che è in preparazione una campagna pro-life animalista dal titolo “Siamo Tutti Pescivendoli”.

più bella di una barzelletta.

Cara da Prof.

La mayor graduación de la enseñanza Secundaria Básica en la Isla de la Juventud en los últimos tiempos, tuvo lugar este martes en el cine Caribe con 960 alumnos egresados, de ellos 566 recibieron su título en este espacio de manos de familiares y profesores.













questi prof...dicono che a cuba sono i primi a singarsi  quelle ragazzine.

sabato 22 giugno 2013

ETECSA Isla de la Juventud


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 Foto: Arturo Enamorado López Con la extensión del acceso a la red de redes los pineros, como el resto de sus coterráneos en la nación, disfrutan de un ansiado servicio que los sitúa en mejores condiciones para disponer de la información que circula en el ciberespacio y los dota de una novedosa forma de comunicación con el mundo. La ampliación del servicio público de acceso a Internet a través de 118 salas de navegación en Cuba, una de ellas ubicada en la División Territorial de ETECSA Isla de la Juventud, generaliza y se suma al existente en escuelas y centros de trabajo, priorizando su uso social colectivo. Los usuarios reconocen el esfuerzo del país para ofrecer la nueva posibilidad del empleo de las tecnologías de la información y las comunicaciones en la sociedad, gracias al cable de fibra óptica entre Cuba y Venezuela, pero muchos consideran altas las tarifas, sobre todo en las cuentas permanentes con la recarga obligatoria aunque se disponga de saldo. El local habilitado en ETECSA cuenta con la infraestructura para soportar la demanda de los clientes, explicó Robert Amhed Richarson, especialista en telemática del departamento Comercial y Mercadotecnia de la división, quien se refirió también a otras particularidades del servicio. “Ha tenido buena acogida. Más de una treintena de personas ya tienen sus contratos permanentes. Los centros tienen como promedio tres máquinas, llegando hasta seis en dependencia de las características del lugar y el nuestro posee cuatro; se montó precisamente en la entidad pensando en la afluencia de público a diario, pero no se descarta la posibilidad de extenderlo a otros sitios. “Desde el cuatro de junio hicimos la apertura a los usuarios, quienes cuentan con servicios en las modalidades de navegación nacional con una tarifa de 60 centavos en CUC la hora y con correo electrónico internacional al precio de 1,50 y la navegación internacional por 4,50 con la opción de un correo internacional, ambos por igual tiempo. “Debemos explicar que se puede acceder a través de dos tipos de cuentas, las temporales y las permanentes. Las primeras se utilizan por medio de tarjetas prepagadas que no son recargables y tienen una duración de un mes a partir de la primera conexión. En el caso de las permanentes sí son recar­gables y posibilitan el acceso a la navegación en el país con correo internacional y a Internet. Para el uso inicial por una hora, se necesita abonar la cantidad mínima necesaria según el servicio. “Estas cuentas tienen también, en dependencia del monto de la recarga, –agregó el especialista– un ciclo de vida con una escala de 2 a 9,99 CUC 30 días naturales, de 10,00 a 34,99, 90 días y a partir de 35 CUC 150 días. En todos los casos, vencido el ciclo, se mantienen inactivas por 30 días con la posibilidad de recargarla sumándosele al saldo que tenía. “Existen de igual forma dos modalidades para la recarga, por cupones, con una cuantía de dos, cinco y diez pesos, y la directa en la red comercial con igual cifra mínima, 2,00 CUC”, concluyó el ingeniero. En las más de 15 jornadas en que está a disposición el servicio, los clientes se muestran satisfechos con la atención del personal, el equipamiento destinado y la velocidad de conexión, la cual se comporta como en el resto de las provincias, entre 512 kilobits por segundo (Kbps) y dos megabits por segundo (Mbps). No hay límite de edad para acceder. En el caso de los menores deben estar acompañados por un adulto o tutor mayor de 18 años. Leticia Guerra, profesora de Cultura Física, es una de los clientes que en la actualidad se benefician. “Considero que la posibilidad que se le ha dado a la población constituye un gran paso de avance puesto que no solo se brinda servicio de correo, sino el acceso a todos los sitios de Internet de donde podemos recibir información necesaria y de interés, además de poder entrar a los nacionales. “Solo falta que los usuarios acudan allí para que conozcan de primera mano sus potencialidades. Algunos consideran los precios elevados porque no están acordes a su economía, pero pienso que poco a poco deben ir cambiando, recordemos que para acercarnos al ciberespacio se hizo una inversión que hay que recuperar de alguna manera. Igual que con la telefonía móvil se irá haciendo más asequible a todos. “También depende de lo bien y rápido que se desenvuelvan en la máquina, que dicho sea de paso, cuenta con la asesoría de los especialistas. Se puede acceder por el mismo precio varias veces si se tiene habilidad. Nunca antes habíamos tenido esta oportunidad y creo que la integración del Ministerio de Comunicaciones y el de Finanzas y Precios es buena y tendrá otros frutos”. El Estado cubano tiene como premisa continuar con la democratización del acceso a la red de redes y acercarlo, sobre todo, a los de menos recursos e iguales derechos. Este constituye un servicio muy demandado y por el cual la División de ETECSA en el Municipio busca en cada jornada elevar su calidad y la satisfacción de los cibernautas.

domenica 16 giugno 2013

Internet a Cuba.



Se abren los primeros kioscos café para que aquellos del público que puedan pagar el excesivo costo de $4.50 dólares por hora puedan conectarse con el Internet y por supuesto bajo la vigilancia de la Seguridad del Estado.

El salario mensual promedio en Cuba es de 455 pesos cubanos que antes de la Revolucion se cambiaban a $1.03 dólares por peso hoy si tienes suerte se pueden cambiar alrededor de 25 pesos por un dólar y esta es una de las maravillas de la Revolucion, o sea un cubano promedio gana al mes $18.00 y la pregunta es 
¿Quien puede tener acceso al Internet cuando cuesta tan cara?